L’arte è da sempre veicolo di espressione di sentimenti e pensieri reconditi, restii ad uscire allo scoperto. Nella produzione di queste opere, nate dall’intersezione di stimoli accademici e suggestioni personali, è protagonista la luce, intesa come metafora dell’ “io”. Nonostante si tratti di elaborati di diversa natura il tema centrale rimane invariato: la ricerca della propria luce e l’accettazione di essa. Solo tramite questo processo si può arrivare ad essere in armonia con chi è al di fuori di noi. Il percorso visivo inizia con degli acquerelli abrasi e “stressati” da liquidi corrosivi, che lasciano emergere dal buio dello sfondo una luce pura, ma non per questo innata. La “ferita” è il lavoro di abrasione sulla superficie intonsa, la “ferita” è lo sforzo costante che ognuno di noi compie per uscire allo scoperto, fuori dalla propria comfort-zone. Diversi nella forma ,ma non nel contenuto, gli elaborati su tela mostrano la seconda cappa del percorso, ossia ricercare un contatto con gli altri, nonostante il timore di non essere compresi. Si tratta di un contatto ricercato che da astratto, vorticoso e impalpabile diventa concreto e quelle stesse mani solitarie intente ad esplorare la propria luce possono aggrapparsi a qualcuno, a sua volta pronto a condividere la propria. La “ferita” è l’abbattimento dei propri muri, pensati per proteggerci, ma che alla fine impediscono alla luce di entrare.