Le suggestioni artistiche accademiche mi hanno trasmesso l’impulso e le fondamenta per maturare un interesse crescente e cosciente per il corpo umano: una concezione dell’uomo nella sua concretezza fisica e a volte prosaica, in relazione con l’ambiente e, in particolare, con i suoi simili stessi. Stagliandosi su sfondi modellati in dimensioni e piani narrativi ambigui, i protagonisti dei lavori vengono infatti appositamente colti nel mezzo di azioni spesso insensate, evidenziando la natura inetta e ridicola dei soggetti. Con uno sguardo ironico, a volte comico e drammatico, l’interesse intrinseco si rivela quindi come l’osservazione dell’avanzare di un percorso in cui la progressiva degenerazione degli elementi nelle opere diventa l’emblema stesso di un’alienazione dei singoli individui che dà, infine, un’interpretazione sui generis del termine “colloquio”: non più un tentativo attivo di intesa fra le parti ma un coesistere passivo e goffo.